Famiglia

Immigrati, è l’anno di chi vuol restare

Il rapporto Caritas sull'immiggrazione è inequivocabile: sempre più numerosi gli stranieri intenzionati a vivere e lavorare in Italia. Una scheda

di Barbara Fabiani

Èarrivato ?il tempo dell?integrazione?. Dopo undici anni di analisi del fenomeno migratorio italiano il Dossier immigrazione 2001 della Caritas indica fin dalla sua intestazione qual è il succo delle nuove rilevazioni statistiche. Finita l?illusione di essere terra di passaggio, i dati dimostrano una consolidata tendenza alla stabilizzazione degli immigrati in Italia, e quindi l?urgenza di incentivare le politiche di integrazione.
Al 31 dicembre 2000, i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno erano 1.388.153, con un aumento di 137mila unità, l?11 per cento in più dell?anno precedente. A questi numeri andrebbero aggiunti 200mila minori e circa 100mila permessi nuovi o rinnovati ma registrati in ritardo. Ne risulta che la presenza regolare effettiva è di 1.687.000 persone (con un aumento dei permessi regolari del 21,5 per cento), dato che sfiora il 3 per cento della popolazione, cioè un immigrato ogni 35 residenti. Può essere d?aiuto ricordare che in Francia vive uno straniero ogni 15 abitanti e in Germania, Austria e Belgio essi rappresentano il 10 per cento della popolazione. Le ultime stime sull?immigrazione irregolare, invece, risalgono al 1997 e parlano di 300mila persone.
Il peso della irregolarità si sente soprattutto tra la popolazione carceraria: un terzo dei detenuti infatti è extracomunitario e il 78 per cento di questi non ha il permesso di soggiorno. È la condizione stessa di clandestinità a essere criminogena, dice il dossier, e invita a distinguere tra la criminalità e il delinquente occasionale. Soprattutto perché la maggioranza degli immigrati sta facendo un grande sforzo per stabilizzarsi, segnala la Caritas. A indicarlo è la presenza delle donne, che sono il 45,8 per cento del totale, il numero di persone sposate (676mila, più dei celibi/nubili), i numerosi ricongiungimenti familiari, che si collocano intorno al 25 per cento dei permessi richiesti. In particolare è la presenza dei minori stranieri che dovrebbe far riflettere sul nostro futuro demografico e culturale.
Nel quinquennio 1996-2000 i minori sono più che raddoppiati, passando da 125mila a 278mila, e aumentando con un ritmo molto più elevato rispetto agli immigrati residenti (rispettivamente 120 e 66 per cento). L?incidenza dei minori sulla popolazione immigrata totale, inoltre, è del 19 per cento con punte del 27 per cento in Lombardia. Lo scorso anno 22mila ragazzi hanno raggiunto i loro genitori in Italia, mentre ne sono nati qui 26mila. Non stupisce quindi che la presenza di studenti figli di immigrati sia quintuplicata in dieci anni: oggi sono 147.406, la maggioranza studia nelle scuole elementari (44 per cento), provengono da 182 gruppi etnici diversi, seguono 18 credi religiosi e parlano effettivamente 182 lingue. A sorpresa, la maggioranza degli stranieri non è musulmano, ma cristiano (il 48 per cento). Una configurazione che merita politiche culturali molto accorte.
«Ci troviamo in una strano momento, in cui mentre l?immigrazione si stabilizza c?è chi la vuole precarizzare», è il commento di Franco Pittau, fondatore e responsabile del progetto Dossier immigrazione della Caritas, riferendosi ai recenti progetti del governo di riscrivere la legge Turco-Napolitano.
È sulla restrizione dei meccanismi d?entrata che Pittau ha le riserve maggiori, in particolare sull?eliminazione della sponsorizzazione. «I parametri per concedere la sponsorizzazione sono già esigenti, visto che comprendono la casa e il lavoro, e non credo che la gente si impegni tanto per far venire in Italia un conoscente o un parente senza garanzie. C?è chi sostiene che lo sponsor sia un mezzo della criminalità organizzata per far entrare per vie legali candidate alla prostituzione o altro», continua Pittau, «ma io mi chiedo se si possa parlare di questo per tutte le 15mila sponsorizzazioni concesse nel 2000. Si facciano controlli sugli sponsor, ma non si rinunci a questo strumento di ?immigrazione accompagnata?».
Sul fronte dell?occupazione, nel 2000 per i lavoratori stranieri sono stati creati 110.575 nuovi posti di lavoro, per lo più in fabbrica, nei servizi e lavori stagionali. Il saldo tra assunzioni e cessazioni è un tasso positivo del 28 per cento.
La quota di 63mila nuovi lavoratori programmata per il 2000 è stata coperta da 58.038 autorizzazioni di cui il 58 per cento per contratti stagionali; a questi si sono aggiunti 15mila sponsorizzati, ma solo 3.568 persone delle liste di prenotazione depositate presso le ambasciate italiane all?estero.

LA SCHEDA

Quanti sono

– Immigrati regolari in Italia: 1.687.000
Variazione sul 2000: + 21,5%
Uomini: 54,2%
Donne: 45,8%
Minori: 19%
Fascia di età 25-49 anni: 62%

Da dove vengono
Europa: 40,1%
Africa: 27,8%
Asia: 20%
Americhe: 11,9%
Oceania: 0,2%

Chi entra e chi esce
Ingressi nel 2000: 155.264
Espulsioni: 23.836
Decreti di espulsione: 64.734
Espulsioni alle frontiere: 42.000
In attesa di regolarizzazione 34.000

Luci e ombre
Immigrati senza casa: 50.000
Immigrati in carcere: 55.383
Minori non accompagnati: 8.307
Immigrati disoccupati: 10,7%
Lavoratori in nero: 400.000
Rimesse inviate nel 2000: 1.139 mld
% su nuovi assunti: 28%
% su persone ricoverate: 2%

Le religioni
Cristiani: 48%
Musulmani: 37%
Religioni orientali: 7%
Altre religioni: 8%

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.